“LA BAND” é il nostro primo disco. O meglio, in realtá non lo è.
Esistiamo da ormai 13 lunghi anni, durante i quali abbiamo scritto tanta musica, e in parte ne abbiamo incisa e pubblicata.
Ma ancora non c’erano Spotify ecc. e soprattutto ancora non c’era stato X Factor, ancora non scrivevamo in italiano, ancora non eravamo pronti a dire fieramente: “questo è il nostro disco di debutto”.
Ora sentiamo di aver capito chi siamo, o almeno chi siamo oggi, e di poterlo dire schiettamente ed orgogliosamente. Siamo la band. La cara e vecchia band, una batteria un basso due chitarre e una voce. Il rock and roll, il suonare dal vivo, il fare casino. Ma anche l’amicizia, il cameratismo, l’essere come una famiglia. Perció abbiamo scelto di chiamare l’album cosí.
Le canzoni sono nate nei due anni appena trascorsi (’22,’23), in svariati modi ma seguendo poi sempre lo stesso iter: suonarle, risuonarle e risuonarle in sala prove; farne una demo in casa; riprovarle altre 1000 volte e infine andare a registrarle in presa diretta, insieme a Rodrigo D’Erasmo e Daniele “il Mafio” Tortora, che hanno seguito tutta la produzione del disco (Rodrigo suonandoci anche il violino – in Peggy, Serenissima Malcontenta, Laura Cyberpunk e Amelia – e il Mafio mixando il tutto).
I testi invece sono sempre venuti dopo la musica. Si è trattato di cercare il suono nelle parole, l’andamento più che il contenuto, anche se un senso in fondo c’è in ogni brano. Mario ha rubato da libri, film, videogiochi, storie vere e libere fantasie per creare lo scenario lirico del disco, nel quale talvolta compariamo noi nudi e crudi e altre volte veniamo rimpiazzati da personaggi immaginari.
Tutto il disco, infine, ha trovato anche una sua cifra stilistica, in senso anche estetico. Ci siamo rifatti, poiché sentivamo in qualche modo di appartenervi, al Punk ’77 inglese, di cui Lex (che ha curato tutte le grafiche) è estremamente appassionato. Con tutte le band di quel periodo (vere e proprie band) sentiamo un’affinitá, forse non di genere musicale – non possiamo definirci punk in quel senso – ma senz’altro di attitudine sul palco. Quello è il posto dove davvero siamo noi stessi, dove abbiamo capito chi siamo e cioè che cos’è la band.