Esce oggi “Assamanù” il nuovo album di Setak
Un’immersione emotiva nelle profondità della propria storia personale, tracciata dalle corde di una
chitarra che abbraccia i suoni globali e proietta le radici verso il futuro, dall’Abruzzo all’infinito.
“Assamanù” è il nuovo album del chitarrista e cantautore abruzzese Setak, nome d’arte di Nicola
Pomponi, in uscita martedì 7 maggio.
Pre-salva/ascolta l’album: https://ffm.to/mxm5e4j
“Assamanù” è il culmine di una trilogia musicale iniziato con il suo acclamato disco di debutto “Blusanza”
nel 2019 e proseguito con “Alestalè” nel 2021. Un’opera che suggella un percorso interiore che vede
ciascun album raccontare le tre fasi più importanti della vita di Setak: infanzia (“Blusanza”), adolescenza
(“Alestalè”) e infine, oggi, la maturità.
Ad accompagnare l’artista fra queste pagine di diario che prendono la forma di canzoni c’è ancora una
volta la sapiente produzione di Fabrizio Cesare: un vero e proprio sodalizio artistico iniziato anni fa in
una casa di campagna e che non a caso ha portato Setak a riappropriarsi delle proprie radici,
intraprendendo un progetto che ha i piedi saldamente legati alla propria terra d’origine e lo sguardo
proiettato in avanti. Anticipato dal singolo “Curre curre” (guarda il videoclip realizzato in collaborazione con Medici senza frontiere: https://bit.ly/3U3mYYg, il terzo album dell’artista abruzzese è un gioiello che testimonia la sua abilità unica e personalissima nel saldare il dialetto della propria regione al blues, al folk
d’oltreoceano e a tutte quelle musiche che hanno segnato la sua formazione emotiva di ascoltatore e
musicista. Setak usa la propria tecnica sopraffina di chitarrista al servizio della scrittura di canzoni
universali, setacciando nella propria storia più intima e nei suoi gusti per selezionare solo gli elementi più
preziosi, come faceva anticamente lu setacciar, figura della tradizione agricola abruzzese nonché
soprannome della sua famiglia, da cui Nicola Pomponi ha preso ispirazione per scegliere il suo
pseudonimo. Come per il nome d’arte, a dare il titolo all’album c’è un’altra parola abruzzese (termine che non appartiene al dialetto di Penne, ma a quello della provincia di Teramo), “Assamanù“, che significa “in
questa maniera”: una dichiarazione di identità, un atto liberatorio che rivendica la scommessa che l’artista ha saputo vincere lungo la sua trilogia discografica, mettendo al centro l’anima più sentimentale del dialetto per “dire cose normali condivisibili da tutte le persone del mondo”.
Attraverso le undici tracce dell’album, Setak esplora tematiche profonde come il tempo, la storia, la
memoria e l’importanza di setacciare dentro sé stessi, esponendo un rapporto con la propria terra
d’origine che sa essere anche critico e che non ha nulla di campanilistico o folkloristico. Perché
“conoscere e fare sintesi del passato e della memoria ha un senso solo se serve per guardare al futuro”.
“Assamanù” è costituito da un mix eclettico di sonorità che, nel solco dello spirito global di Paul Simon,
riescono a spaziare sapientemente dal country statunitense all’indie-folk di Iron & Wine, dalla tradizione
blues del Delta del Mississippi di Ry Cooder al desert blues dei Tinariwen, dalla cultura sudamericana
alle lezioni meno scontate della canzone italiana.
Un viaggio musicale sconfinato dove addirittura la chitarra sahariana di Ali Farka Touré incontra con
naturalezza il qawwali pakistano di Nusrat Fateh Ali Khan e il senso mantrico della musica popolare
indiana, il tutto reinterpretato con l’originale sensibilità dell’artista originario di Penne, una perla di 11.000
anime in provincia di Pescara, tra i “borghi più belli d’Italia”.
Le significative collaborazioni con Simone Cristicchi, Luca Romagnoli (Management) e Angelo
Trabace arricchiscono ulteriormente il tessuto sonoro di questo terzo lavoro: puntuali, sapienti e mai
invadenti, comprovano la capacità di Setak di creare connessioni autentiche e profonde con altri talenti
artistici. A completare il quadro delle collaborazioni, si è aggiunta la figura di Matteo Cantaluppi che si è inserito con eleganza e grande coinvolgimento dando un fondamentale apporto al progetto.
In “Assamanù” ogni canzone svela un aspetto peculiare della sfaccettata esperienza di vita e di pensiero
di Setak, creando ponti e collegamenti anche con i suoi dischi precedenti.
Il brano di apertura “Lu ride e lu piagne” tratta con ironia le credenze culturali radicate della sua terra
d’origine, mentre “La fame e la sete” affronta con critica l’effimera esistenza della sua generazione,
sempre più creativamente retromaniaca. “L’erba ‘nzì fa pugnale” riflette invece sull’importanza del
rispetto per la natura, simulando il suono della kalimba con la chitarra. Con la sua immediatezza pop, “Di
chj ssi lu fije?” rappresenta una riconciliazione personale con le dinamiche di paese. Emergendo come
una ballata sussurrata, “Curre curre” offre invece dolcezza contrastante con un testo amaro. La titletrack,
“Assamanù“, si impone come una dichiarazione audace di identità e individualità e nei cori ospita
la voce del talentuoso pianista Angelo Trabace (collaboratore di Baustelle, Dimartino, Tommaso
Paradiso). Un riferimento indiretto al capolavoro letterario di John Fante dà il titolo al country arioso di “Chiedo alla polvere”, in cui Setak racconta con commozione il distacco definitivo dalle persone care. “Figli della storia” esplora invece l’importanza della memoria, con la partecipazione del sensibile contributo di Simone Cristicchi. Sollevando domande sull’oblio e sul futuro, “Troppe parole” offre uno sguardo riflessivo. “A ‘mme” celebra l’accettazione lucida e amorevole delle imperfezioni, con la collaborazione di Luca Romagnoli dei Management alla scrittura e alla voce nel ritornello. Infine, “Sono felice (Vincenzino)” rende omaggio al maestro dell’artista, Vincenzo Tartaglia, arricchendo il pezzo con un
tocco mistico e riconoscente che pesca da “Guantanemera” e dalla musica sudamericana.
Le influenze di Setak, che spaziano da Paul Simon a Peter Gabriel, da John Lennon a Bon Iver, si
fondono in un mix unico e al contempo eterogeneo, conferendo a ogni canzone un’anima e una ricchezza
di stili diversa. Ogni collaborazione e influenza contribuisce a comporre un quadro emozionale e
concettuale più ampio ma sempre personale, regalando un’esperienza di ascolto ricca e mai banale.
All’apice di un percorso che si distingue per la sua autenticità e la sua sperimentazione continua, con
“Assamanù” Setak riesce nell’intento di lasciare un’impronta indelebile e riconoscibile sulla scena
musicale italiana. Setak ha presentato in anteprima “Assamanù” in un mini tour europeo che è partito da Parigi il 6 aprile (e poi Bruxelles, Liegi, Amsterdam), per poi proseguire in tutta Italia dal 3 maggio.
TRACKLIST
- Lu ride e lu piagne
- La fame e la sete
- L’erba ‘nzì fa pugnale
- Di chj ssi lu fije?
- Curre curre
- Assamanù
- Chiedo alla polvere
- Figli della storia (feat. Simone Cristicchi)
- Troppe parole
- A ‘mme (feat. Luca Romagnoli)
- Sono felice (Vincenzino)