Ne La canzone che ti devo Flo ci canta e ci racconta il tempo avventuroso, leggero e malinconico dell’adolescenza. Crudele e spiazzante, Napoli fa da sfondo ad un racconto fatto di parole e canzoni.
Quelle scritte dalla cantautrice e quelle che l’hanno cresciuta.
La playlist o, come avremmo detto negli anni Novanta, quando ha inizio questa storia, la compilation di una ragazza invisibile, nata e cresciuta nella periferia di cemento abusivo, con una bella voce e dunque una possibilità.
Forse.
La canzone che ti devo in musica accompagna il pubblico per circa un’ora e mezza in un piccolo viaggio di formazione che partendo dalla Napoli di Maradona e del contrab- bando, arriva alla Biennale, a Parigi, a Città del Messico.
Dieci capitoli per dieci incontri straordinari e inattesi, che hanno cambiato la vita della nostra coraggiosa protagonista: quello con Maddalena, prostituta transessuale del Salon Corona, quello con De André,
quello con nonna Antonietta che toglieva il malocchio e vietava la musica in casa, quello con l’amore, che nasce e che finisce.
Una galleria di personaggi e situazioni raccontati con le canzoni che essi stessi hanno
ispirato e con le parole dell’omonimo romanzo pubblicato da Marotta e Cafiero editore.
La voce evocativa e temeraria si intreccia con le note di una chitarra, ad un tempo ritmica e romantica, che si muove tra suggestioni sudamericane e canzone d’autore.
Il canto viscerale di Flo orchestra un rituale collettivo e arriva come una spina nel anco della
nostra memoria e dei nostri sentimenti.